Accordo sul clima di Parigi  (COP21 del 2015)   Sciopero per il clima - dopo le grandissime manifestazioni del 15 marzo in tutto il mondo - cosa possono fare i giovani in piazza e oltre

 

   

Questo sito si unisce alla protesta dei giovani e giovanissimi a difesa del clima e contro chi chiude gli occhi e ostruisce la via a zero emissioni, qui e ora, ovunque e sempre.

Diamo il nostro contributo di scienziati e partecipanti ai processi climatici, come le COP. Sapendo che l'Accordo di Parigi chiama il contributo dal basso e dall'alto, senza contrapposizioni.

Lo facciamo con parole chiare e semplici - e qualche rimando alla nostra attività scientifica.

 

 

1. Perché la mobilitazione dei giovani ora (#climatestrike), la più vasta mai vista, per n. di città e paesi coivolti nello stesso istante

 

 

Greta Thunberg, di cui abbiamo tradotto in italiano qui sotto il discorso a Davos, ha dato la scossa: non ha senso studiare se non vi è futuro. Finire arrosto non aiuta a concentrarsi. Diventare esperti non serve, se agli esperti la politica e l'economia non badano.

Lo sciopero per il clima è contro l'inazione di chi parla di altro, senza capire i nessi profondi tra crisi climatica, crisi sociale, crisi migratoria, crisi finanziaria. Basta conoscere gli Obiettivi universali di sviluppo sostenibile (17 e tutti condivisibili) per capire che è in campo una strategia complessiva positiva ma che in troppi punti il sistema è inceppato e pieno di sabbia e resistenze. La lotta alla povertà, alle diseguaglianze tra e dentro i Paesi, per il diritto all'istruzione, alla salute, all'acqua potabile è strettamente legato all'energia sostenibile, portatrice di allentamento delle tensioni inflazionistiche e dei conflitti intorno al petrolio, alla pace e quindi alla possibilità di sperare che il proprio Paese possa accogliere e ricompensare i nostri sforzi.

Ma al grande consenso intorno all'Accordo di Parigi, da noi tempestivamente sottolineato, non sono seguite azioni all'altezza. La pistola dello starter ha sparato, perché troppi stanno fermi sul nastro di partenza?

La strategia è chiara, gli obiettivi pure (anche se sono sistematicamente da rivedere al rialzo e devono essere ad ogni passo sopravvanzati): ora bisogna che ci sia azione. Ciò che c'è da fare è stato ripetuto da anni, ora bisogna farlo.

Senza perdersi nei meadri delle soluzioni localmente più adeguate, che devono essere trovate in un dibattito trasparente, e spesso ci sono già (ad esempio in fatto di energia, trasporti, cibo ed abitazioni nonché di scuole a zero emissioni). Ma assicurandosi che, alla fine dell'analisi di dettaglio, ciò che viene fatto sia profondo e largo abbastanza da fare la differenza.

Perché la scienza ha parlato forte e chiaro: abbiamo pochissimi anni per impedire l'esaurimento del carbon budget di un grado e mezzo e senza avere questo obiettivo è facile scivolare su temperature ben più alte. Ogni decimo di grado conta: più morti, più catastrofi, più sbilanciamento irreversibile degli equilibri vitali del pianeta.

Come partecipante ai lavori dell'IPCC su come e perché mantenere sotto la soglia di 1,5 gradi il riscaldamento globale, io sono consapevole che occorre spingere un cambiamento di velocità e ampiezza senza precedenti, generalizzando quanto di magnifico è già stato fatto in alcuni settori ed in alcuni paesi. Gli esempi esistono, occorre farli diventare dominanti.

La casa comune brucia e dobbiamo spruzzare acqua e togliere gli accendini di mano a chi sparge benzina.

E' importante essere in piazza, essere in tanti, perché da qualche tempo le piazze sembrano essere occupate da chi mette barricate al futuro e reclama benzina a basso costo.

 

  2. Responsabilità globale  

I giovani e giovanissimi non hanno alcuna responsabilità delle scelte energetiche e produttive che ci stanno portando nell'abisso. Ma prendono in mano il pianeta e chiedono che le politiche rendano facile e conveniente l'azione diretta.

L'ho studiato di recente in questo lavoro: le famiglie vogliono poter ridurre da subito e di molto le proprie emissioni dirette ma per farlo nelle dimensioni ampie necessarie chiedono politiche che lo rendano più accessibile (economicamente, socialmente, territorialmente).

"E' assolutamente urgente l’assunzione di una 'responsabilità globale', atteggiamento del quale i giovani possono e devono, meglio di ogni altro, diventarne i protagonisti e i garanti": così mi esprimevo in un libro che ho scritto con un sociologo e una psicologa (I giovani e il mondo che cambia).

 

  3. Cosa chiedere  

I politici devono avere fiducia che se vanno veloci sulla strada della decarbonizzazione possono contare su un grande consenso. Le imprese devono sapere che solo se innovano trovano sbocchi alle loro produzioni. I lavoratori devono sapere che il lavoro si sposta e si trasforma ma possono contare sulla protezione delle loro traiettorie professionali, non del posto di lavoro in settori che uccidono.

Le tre richieste del #climatestrike (tenere i fossili sotto terra, 100% di energie rinnovabili, aiutare le vittime dei cambiamenti climatici) sono punti fermi, fin dal 2015, cui di volta in volta si possono riagganciare campagne più di dettaglio.

 

 
4. Cosa fare direttamente
 

Ricarichiamoci. Concretamente e metaforicamente:

1. Come ricarichiamo il celllulare, ricarichiamo il motorino elettrico - in scuole coi pannelli fotovoltaici. E facciamo ricaricare l'auto elettrica di famiglia, facendo vendere quella inquinante e usando il ricavato per l'anticipo di un noleggio o un leasing.

Vendere l'auto inquinante fa precipitare il prezzo dell'usato e rende impossibile la vendita del nuovo non-elettrico: questo darà la scossa ai dinosauri (come ho provato a descrivere in un articolo di gennaio 2019 su Qualenergia).

2. Ricarichiamoci in senso più ampio, assorbendo le energie positive dei cambiamenti che sono già avvenuti (vittoria del fotovoltaico, del biologico, ecc.) e usandole per superare gli scetticismi. Come si è passati dal telefono fisso al cellulare allo smart phone, così possiamo passare dallo sporco al pulito.

 

Convidiviamo. Concretamente e metaforicamente:

1. Facciamo dei giorni in manifestazione occasioni di download massivo delle app di condivisione. Condividiamo ciò che usiamo poche ore alla settimana: mezzi di trasporto, elettrodomestici, divani e abitazioni. Condividiamo i tragitti, con blablacar e app analoghe. Condividiamo spazi di parcheggio e di ricarica.

2. Condividiamo idee, speranze, sogni. Ma anche disillusione per chi parla e non agisce.

E nelle manifestazioni, nei sit-in, nei flash-mob, nei Venerdì per il clima? Usiamoli come Thematic days (uno dei miei capitoli in questo libro) per rompere abitudini inveterate e fare massa critica.

Andiamo nei luoghi dello spreco e verifichiamo con mano che si stia facendo qualcosa da subito.

Ad esempio si potrebbero organizzare dei presidi di fronte agli aeroporti per chiedere a tutti se hanno compensato le loro emissioni e con che progetti. Questo attiverebbe da subito flussi miliardari verso la riconversione ecologica. Aumenterebbe la sensibilità del jet set per i problemi del clima, darebbe un più netto interesse per le alternative tecnologiche e dei comportamenti.

Nelle scuole che molti degli scioperanti stanno frequentando si dia avvio da subito alla produzione da fotovoltaico, ci si rivolga alle ESCO per l'efficientamento energetico del riscaldamento, si consenta la ricarica gratuita dei mezzi elettrici usati dagli studenti (motorini, monopattini, ecc.), si faccia pratica di economia circolare.

 

  6. Come agire  

La non-violenza (attuale e verbale) deve essere il metodo vincente per allargare a macchia d'olio consenso e seguito.

Dare il buon esempio in prima persona.

Impegno, reputazione, credibilità: queste le tre caratteristiche di un'azione nei tempi rapidi di internet e della globalizzazione (l'ho scritto anche in un capitolo del libro del 2009).

Bruciare le tappe, correre avanti, fare massa critica ovunque, come attori politici, come persone, come familiari, come consumatori. Boicottare le imprese inqunanti, i partiti negazionisti. Senza lasciarsi distrarre dai troll.

 

  7. In quali ambiti portare la protesta e il cambiamento  

La sfida del movimento studentesco e giovanile è rivolta in prima battuta agli adulti ed alle istituzioni che essi guidano, gestiscono e/o votano per. Innanzitutto governi e parlamenti, che devono urgentemente fare leggi e regolamenti che impongano riduzioni di emissioni e rendano facili e convenienti i comportamenti virtuosi. Con le parole di Fridays for the Future: "FFF svolge un'AZIONE POLITICA, ovvero stiamo esercitando pressione dal basso verso i leader affinché mettano finalmente il cambiamento climatico al centro della loro agenda e agiscano con urgenza per contenere le emissioni e l'aumento di temperatura globale".

Questa pressione alla politica è quanto mai essenziale. Nel contempo, per un movimento studentesco, le scuole sono ambito laterale ma anche immediato: non sono grandi inquinatori ma potrebbero in tempi brevi dare il buon esempio, diventare a zero emissioni e fare partire da sé trasformazioni micro-territoriali (eco-quartieri) e comportamentali a tutto campo. Soprattutto sono luogo di scontro tra direttori scolastici ed insegnanti che, pur magari facendo della retorica, non agiscono se non chiudendosi al nuovo, accampano scuse, ribadiscono un sostanziale autoritarismo o menefreghismo reale. E quindi sono punto ovvio di attacco per un movimento che per il quale le azioni, e non le parole, sono centrali.

In terzo luogo, i consumi e gli acquisti dalle aziende rappresentano un piano sul quale il boicottaggio di certi prodotti e servizi può svolgere un ruolo di pressione altamente efficace. E viceversa la partecipazione a GAS (Gruppi di acquisto solidale) o altre forme di un commercio equo e solidale mette in moto un percorso virtuoso.

 

       
 
     

La pagina di spiegazioni e richieste di Milano per il clima / Pagina facebook

Sito italiano di Fridays for the Future

Sito internazionale di #climatestrike e di Fridays for the Future

L'appoggio di Climalteranti: Buon #climatestrike

Il Manifesto per il Green New Deal, di cui siamo tra i primi firmatari

Il Patto Finanza - Clima, che abbiamo sottoscritto

Il testo dell'Accordo di Parigi

 

 

L'UE tra i primi a rispondere: i fondi per la lotta al clima (oltre 250 miliardi di euro) annunciati in un evento cui ha preso parte anche Greta Thunberg

Le Nazioni Unite rispondono all'appello di Greta e convocano le nazioni: "That is why I am bringing world leaders together at a climate action summit later this year. I am calling on all leaders to come to New York in September with concrete, realistic plans to enhance their nationally determined contributions by 2020, in line with reducing greenhouse gas emissions by 45% over the next decade, and to net zero by 2050. The summit will bring together governments, the private sector, civil society, local authorities and other international organisations to develop ambitious solutions in six areas: renewable energy; emission reductions; sustainable infrastructure; sustainable agriculture and management of forests and oceans; withstanding climate impacts; and investing in the green economy.

The latest analysis shows that if we act now, we can reduce carbon emissions within 12 years and limit global warming to 1.5C. ...

I will close with a message for those who marched on Friday. I know young people can and do change the world.

Many of you are anxious and fearful for the future, and I understand your concerns and your anger. But I know humankind is capable of enormous achievements. Your voices give me hope.

The more I see your commitment and activism, the more confident I am that we will win. Together, with your help and thanks to your efforts, we can and must beat this threat and create a cleaner, safer, greener world for everyone."

 

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Discorso di Greta Thunberg (2018)

 

La nostra casa è in fiamme. Sono qui per dire che la nostra casa è in fiamme.

Secondo l'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), siamo a meno di 12 anni dal non essere in grado di annullare i nostri errori. Per allora, è necessario che si siano verificati cambiamenti senza precedenti in tutti gli aspetti della società, compresa una riduzione delle nostre emissioni di CO2 di almeno il 50%.

E ricordate che questi numeri non includono l'aspetto della giustizia climatica, che è assolutamente necessaria per far funzionare l'Accordo di Parigi su scala globale. Né includono i punti di non ritorno o i circuiti di feedback come il metano, gas serra estremamente potente, rilasciato dallo scioglimento del permafrost artico.

In posti come Davos, alle persone piace raccontare storie di successo. Ma il loro successo finanziario è stato pagato con un prezzo inimmaginabile. E sul cambiamento climatico, dobbiamo riconoscere che abbiamo fallito. Tutti i movimenti politici nella loro forma attuale lo hanno fatto e i media non sono riusciti a creare un'ampia consapevolezza pubblica.

Ma l'Homo sapiens non ha ancora fallito.

Sì, stiamo fallendo, ma c'è ancora tempo per cambiare tutto. Possiamo ancora sistemarlo. Abbiamo ancora tutto nelle nostre mani. Ma a meno che non riconosciamo i fallimenti complessivi dei nostri attuali sistemi, probabilmente non abbiamo alcuna possibilità.

Siamo di fronte a un disastro di sofferenze indicibili per enormi quantità di persone. E ora non è il momento di parlare in modo educato o di concentrarsi su ciò che possiamo o non possiamo dire. Adesso è il momento di parlare chiaramente.

Risolvere la crisi climatica è la sfida più grande e complessa che l'Homo sapiens abbia mai affrontato. La soluzione principale, tuttavia, è così semplice che anche un bambino piccolo può capirlo.

Dobbiamo fermare le nostre emissioni di gas serra.

O lo facciamo o non lo facciamo.

C’è chi dice che niente nella vita è nero o bianco. Ma questa è una bugia. Una bugia molto pericolosa. O impediamo l’1,5 ° C di riscaldamento o non lo facciamo. O evitiamo di scatenare quella irreversibile reazione a catena che ci spindge al di là del controllo umano o non lo facciamo.

O scegliamo di andare avanti come civiltà o no. Questo è il nero o il bianco. Non ci sono aree grigie quando si tratta di sopravvivenza [O si sopravvive o non si sopravvive].

Abbiamo tutti una scelta. Possiamo creare un'azione di trasformazione che salvaguardi le condizioni di vita per le generazioni future. Oppure possiamo continuare come al solito con i nostri affari e fallire.

Dipende da te e da me.

Alcuni dicono che non dovremmo impegnarci nell'attivismo. Invece dovremmo lasciare tutto ai nostri politici e limitarsi a votare per un cambiamento. Ma cosa facciamo quando non c'è volontà politica [una offerta politica che sia all’altezza della sfida]? Cosa facciamo quando la politica necessaria non è in vista da nessuna parte?

Qui a Davos - proprio come ovunque - tutti parlano di soldi. Sembra che i soldi e la crescita siano le nostre uniche preoccupazioni principali.

E poiché la crisi climatica non è mai stata trattata come una crisi, le persone semplicemente non sono consapevoli delle piene conseguenze sulla nostra vita quotidiana. Le persone non sono consapevoli che esiste un budget per il carbonio e quanto incredibilmente piccolo è il budget di carbonio rimanente. Questo deve cambiare oggi.

Nessun'altra sfida attuale può eguagliare l'importanza di stabilire una vasta consapevolezza pubblica e la comprensione del nostro bilancio del carbonio che sta scomparendo rapidamente, che dovrebbe e deve diventare la nostra nuova valuta globale e il cuore stesso della nostra economia futura e presente.

Sto scioperando dalla scuola per protestare contro l'inerzia sul cambiamento climatico - dovresti farlo anche tu.

Siamo in un momento storico in cui tutti, con una visione della crisi climatica che minaccia la nostra civiltà e l'intera biosfera, devono esprimersi in un linguaggio chiaro, a prescindere da quanto ciò sia scomodo e non sia redditizio.

Dobbiamo cambiare quasi tutto nelle nostre società attuali. Più grande è la tua impronta di carbonio, maggiore è il tuo dovere morale. Più grande è la tua piattaforma, maggiore è la tua responsabilità.

Gli adulti continuano a dire: "Dobbiamo ai giovani di dare loro speranza". Ma non voglio la tua speranza. Non voglio che tu sia pieno di speranza.

Voglio farti prendere dal panico. Voglio che tu senta la paura che provo ogni giorno.

E poi voglio che tu agisca.

Voglio che tu agisca come faresti in una crisi. Voglio che tu agisca come se la nostra casa fosse in fiamme. Perchè è proprio così.

Greta Thunberg
       
  Traduzione di V. Piana dall'inglese rielaborato dal Guardian. Grassetto e parentesi quadre del traduttore.