Dopo il varo a Parigi dell'Accordo, 18 passi di attuazione da parte degli Stati, del settore privato, della società civile, di città e regioni sub-nazionali, del mondo della ricerca
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1. Nomina del "campione del clima" |
Il presidente della COP21, il francese Laurent Fabius, doveva nominare un "campione del clima", un politico di razza e importanza sovranazionale, per tenere alta l'attenzione sul tema. DETTO FATTO: il 29 gennaio 2016 Fabius ha nominato "campione del clima" una donna che ha avuto un ruolo chiave nel successo di Parigi: l'ambasciatrice per il clima Laurence Tubiana Questo è stato uno degli ultimi atti di Fabius: ha dato le dimissioni il 16 febbraio. E' stato sostituito da Segolène Royal. Come nuova Segretaria Esecutiva dell'UNFCCC, ora elevata a vice di Ban Ki-moon, è stata scelta Patricia Espinosa (Messico), che fu l'artefice degli Accordi di Cancún (2010), coi quali si fecero rientrare in ambito UNFCCC molti degli elementi del Copenhagen Accord. A sua volta, il Marocco, che guida la COP22, ha scelto come campione del clima Hakima EL HAITE, il proprio Ministro dell'Ambiente, energia, miniere, acqua. Tra le prima iniziative una COP22 dei Paesi del Mediterraneo, che si terrà a Tangeri già il 18 luglio. "Vogliamo che la COP22 sia la COP dell'azione
e dell'implementazione", afferma in un Twit: con riferimento diretto alle iniziative internazionali del settore privato, della società civile, delle città e delle regioni. A valle di Marrakech, nuovo campione del clima è Inia Seruiratu, ministro della difesa delle isole Fiji, in prima linea di fronte ai disastri rampanti, anche connessi col cambiamento climatico.
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2. Adesione formale degli Stati
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Il 22 aprile 2016, con una cerimonia di Capi di stato e di governo, si aprirà l'Accordo alla firma degli Stati. Questo è l'invito personale di Ban Ki-Moon. Hollande è stato il primo a firmare, seguito da ben 15 Paesi che hanno addirittura depositato il loro strumento di ratificazione, la chiave legale dell'entrata in vigore dell'Accordo. Come già fatto il 22 aprile l'ONU ha organizzato un super-giorno di ratificazione il 21 settembre, durante il quale è stata SUPERATA LA PRIMA CONDIZIONE PER L'ENTRATA IN VIGORE: PIU' DI 55 PAESI HANNO RATIFICATO, ACCETTATO O COMUNQUE COMUNICATO ADESIONE ALLE NAZIONI UNITE. |
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3. Entrata in vigore |
E' formidabile che che già ad Aprile abbiano firmato 177 Paesi, più di tre volte il primo criterio per l'entrata in vigore dell'Accordo. La firma andrà accompagnata col deposito dello strumento di ratificazione, accettazione o approvazione (o esserne seguita a stretto giro di posta). Così hanno fatto ben 15 Paesi, consentendo il soddisfacimento immediato di circa il 20% della prima soglia legale. In che mese del 2016 si raggiungeranno le 55 ratificazioni? Quando anche la somma delle emissioni dei Paesi firmatari e ratificanti supererà il 55% del totale (secondo criterio), l'Accordo entrerà in vigore (a partire da trenta giorni dopo). Le Fiji sono il primo paese al mondo che, con risoluzione del parlamento approvata all'unanimità, ha ratificato l'Accordo di Parigi. Subito sono state seguite da Palau e le Isole Marshall. Nel frattempo l'UE, dopo aver annunciato e prodotto la firma già da aprile, preceduta da una decisione del Consiglio d'Europa (con questa bozza) e/o del Parlamento Europeo ha indicato di volere essere nel primo gruppo dei ratificanti, premendo su tutti i 29 parlamenti all'azione entro settembre (i 28 Paesi ed il Parlamento Europeo). Ha infatti avuto paura che l'Accordo possa entrare in vigore senza di lei, poiché le ratificazioni imminenti di Stati Uniti, Cina, India, Messico, Canada e Sud Africa stanno avvicinando l'obiettivo. Secondo la Casa Bianca, siamo già intorno al 49% su 55%. Secondo un rapporto successivo delle Marshall Island siamo al 54%. Il 5 ottobre tutte le soglie sono finalmente superate e quindi si è avviato il percorso automatico dell'entrata in vigore, che avverrà il 4 novembre, pochi giorni prima della COP22. |
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4. Soluzione delle questioni lasciate alla decisione della prima COP dell'Accordo di Parigi |
L'impostazione dei problemi è stata all'ordine del giorno degli incontri inter-annuali di Bonn, cui ha preso parte, come osservatore, anche Valentino Piana, autore del sito www.accordodiparigi.it, nella delegazione ufficiale della Fondazione Lombardia per l'Ambiente. Il draft della risoluzione invita i Paesi e gli Osservatori a presentare le proprie posizioni per iscritto, in vista di una collazione ad Ottobre 2016. I negoziatori professionisti sembrano convinti che l'Accordo non riesca ad entrare in vigore in tempo perché la COP22 di Marrakech sia anche la prima dell'Accordo. E invece è successo. Il Marocco vuole che sia una COP di implementazione delle azioni e punta ad un vertice "più importante di quello di Parigi". Una panoramica delle decisioni da prendere era stata offerta poco prima dell'apertura dei lavori. Più complessivamente, rimane lo "spirito di Parigi" come richiamato in conferenza stampa conclusiva. Tali regole riguardano la trasparenza delle azioni (mitigazione ed adattamento) e del supporto (finanziario, tecnologico e di competenze organizzate). E' importante che vi sia massima trasparenza in entrambe (che i cittadini, la società civile ed il settore privato sappiano che cosa si intende fare, cosa si sta facendo davvero, quanti soldi ci sono a disposizione, quando ci sono i bandi pubblici per la selezione degli esecutori, chi vince, come esegue il lavoro convenuto, ecc.). Il secondo blocco di regole riguarda la "compliance", cioè l'esecuzione scrupolosa delle norme dell'Accordo. E' opportuno che essa sia condotta paese per paese, articolo per articolo, anno per anno. Non ha senso una compliance complessiva: è come dire che se due ammazzano e otto no, mediamente tutti sono peccatori. Queste decisioni verranno finalizzate nel 2018, a valle dell'espressione dei desiderata dei singoli paesi e di un lavorio di convergenza tra le posizioni, incluso il lavoro della COP23. |
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5. Inizio dell'implementazione dell'Accordo
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Gli Stati possono iniziare ad implementare singoli articoli dell'Accordo anche prima che esso entri in vigore. Papua Nuova Guinea ad esempio ha inviato un proprio "Contributo definito a livello nazionale" (NDC) che non è più solo "promesso" (INDC), usando per la prima volta la dizione esatta prevista dall'art. 4. In termini transitori i precedenti INDC possono essere usati come NDC se non si incrementa la loro ambizione. L'esempio di Papua, il primo ad essere registrato nel portale sotto quel nome, è forse più simbolico che altro. Ma unito ad altri segni, indica un diffuso interesse a far decollare presto l'Accordo. La COP 22 ha giocato un un ruolo importante nel mobilitare l'implementazione. |
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5. Investitori istituzionali e settore privato trasformano i loro interventi |
Le imprese riorientano investimenti, portafoglio prodotti e strategie. Il 5-6 maggio 2016 vertice delle Nazioni Unite col settore privato, dopo che già 100 imprese di grandi dimensioni e investitori istituzionali che gestiscono trillioni di dollari l'hanno fatto. Moody's ha cambiato il suo rating delle società per includere i risultati dell'Accordo, dando per scontato la sua entrata in vigore. Più in generale, vi è un complessivo rafforzamento dei flussi finanziari, come avevamo anticipato nella newsletter della Fondazione Lombardia per l'Ambiente con questo articolo. Le iniziative internazionali del settore privato e dei partenariati misti potrebbe dare un contributo di varie gigatonnellate di CO2 equivalenti, come risulta da questa analisi presentata alla sessione inter-annuale di Bonn. A giugno 2016 si è tenuta la Clean Energy Ministerial, coi Ministri dell'energia di "Australia, Brazil, Canada, China, Denmark, the European Commission, Finland, France, Germany, India, Indonesia, Italy, Japan, Korea, Mexico, Norway, Russia, Saudi Arabia, South Africa, Spain, Sweden, the United Arab Emirates, the United Kingdom, and the United States". Peccato solo che nonostante l'annuncio (e la passata partecipazione ad altri incontri) quest'anno l'Italia NON HA INVIATO NESSUNO E NON HA PARTECIPATO. In nostra assenza, innumerevoli iniziative di slancio dell'energia pulita sono state prese, e si è deciso che per il nostro paese "significherebbe passare da 250 milioni di euro a 500 milioni entro lanno 2021" di investimento in R&D. Con un comunicato stampa, il MISE avverte che "ogni Paese membro stabilisce autonomamente le proprie strategie per linnovazione in tecnologie clean, basate sulle risorse energetiche nazionali, necessità e circostanze".
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6. L'Accordo ispira elettori a prendere posizione |
In ogni Paese, le parole generali dell'Accordo (mitigazione, adattamento, ecc.) trovano poi specifici casi eclatanti, leggi da modificare o introdurre, battaglie locali che diventano simboliche della battaglia sul clima in genere. E' ad esempio successo negli USA con l'oleodotto Keynote XL. In Italia, vi è chi vede una connessione tra politiche climatiche e referendum del 17 aprile sulle trivellazioni petrolifere. Ed inizia il dibattito su cosa dovrebbe fare l'Italia. Mentre Ban Ki-moon chiede di non votare candidati politici che negano l'importanza dei cambiamenti climatici. Se invece essi ricevono una maggioranza, sia pure concentrata territorialmente, si apre la questione di come la comunità internazionale deve reagire, sapendo che l'Accordo è costruito per gestire ogni emission gap e quindi anche ogni deviazione (di suo dannosissima) rispetto alla transizione.
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7. L'Accordo estende i suoi effetti sull'agenda dei ricercatori |
L'IPCC ha accettato la richiesta fatta dall'UNFCCC nel testo della Decisione di COP che vara l'Accordo di Parigi di redigere un Rapporto Speciale sul mondo a 1.5 gradi centigradi di global warming. Una ipotesi di indice è contenuta qui, in vista dello Scoping Meeting descritto qui. La posizione dell'Economics Web Institute, di cui questo sito è iniziativa, è presentata qui. Tutti i ricercatori del mondo sono invitati in Francia a lavorare sui loro progetti, soprattutto se vengono dagli Stati Uniti, dove Trump sta tagliando i fondi (e le prospettive d'utilizzo immediato domestico) della ricerca. Ad ottobre 2018, il Rapporto è completato e disponbile.
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8. Città e regioni trovano nuove alleanze internazionali |
L'Accordo di Parigi supera la dicotomia tra locale e globale, tra approccio bottom-up e top-down, per sollecitare tutti nel loro ambito di competenza a fare di più e a mettersi insieme chi nel pianeta ha competenze simili. In prima fila le regioni e le città: un articolo di Valentino Piana approfondisce questo tema sulle pagine della rivista della Casa della Cultura di Milano (settembre 2016). A questo è inoltre dedicato l'intervento di Valentino Piana alla Società italiana scienze del clima, che evidenzia il notevole ruolo delle regioni a valle dell'Accordo di Parigi. Tra le iniziative delle città, per decisioni coraggiose del G20 e isolare Trump, è stata lanciata una petizione dai sindaci delle principali città del mondo, tra cui Milano, New York, Tokyo, Seoul e Barcellona. Sullo sfondo, le centinaia di piani urbani di transizione energetica ed ecologica dovrebbero trovare strumenti unitari di finanziamento, come un green bond di portata mondiale.
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9. Le azioni micro-locali agganciano il trend dell'Accordo |
Azioni anche a livello di quartiere, anche in logica di veri e propri eco-quartieri, si ispirano e realizzano in concreto azioni di mitigazione, decarbonizzazione, adattamento, resilienza ed altre questioni mosse dall'Accordo. Una panoramica di "pillole" di azioni che hanno questo spessore è offerta in Italia da Luca Lombroso, in collaborazione con l'Ecovillaggio di Montale, esempio di bioarchitettura in Emilia Romagna. Il tema più ampio degli ecoquartieri è trattato anche dall'associazione Ecoquartieri per l'Italia, di cui Valentino Piana è Coordinatore scientifico.
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10. La società civile si mobilita, simbolicamente e praticamente
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I cittadini dimostrano a sé stessi, agli altri ed ai politici quanto ci tengono all'ambiente ed al clima. Intraprendono azioni esemplari e corali. Si sviluppano azioni sia delle associazioni ambientaliste storiche che di nuovi soggetti emergenti. La Partnership di Marrakech evidenza, sia pure in modo molto parziale, questa mobilitazione, che costruisce cultura condivisa nei modi più diversi e originali. I giovani e giovanissimi indicono scioperi per il clima e manifestazioni off-line e online che smuovono i media e prendono di sprovvista chi credeva si potessero mettere i problemi climatici sotto il tappeto. In piccolo, nel novembre 2016 si è tenuta"Ride with us", una biciclettata per il clima tra Venezia e Torino, quest'anno con un focus "salute" visti i continui superamenti dei limiti delle polveri sottili nella pianura padana, area particolarmente delicata per le sue caratteristiche geomorfologiche. Si diffondono pratiche di compensazione delle emissioni (off-set), ad esempio nel campo degli eventi sportivi, con gli impegni di FIFA, Adidas e altri, tramite il portale delle Nazioni Unite "Climate neutral now", aperto anche ad individui ed imprese. Tutti gli eventi in Italia e all'estero possono essere compensati. Ditelo in giro! |
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11. La scuola, l'Università e gli altri enti di cultura analizzano e diffondono il messaggio dell'Accordo di Parigi |
Mentre con Kyoto vi era un imperativo morale dall'alto, con Parigi è dalla consapevolezza dei disastri collettivi portati da un crescente riscaldamento globale che nasce una cultura condivisa di azione e sostegno a chi agisce. Per facilitare in Italia questo percorso, l'Italian Climate Network ha lanciato il suo Progetto Scuola. Per chi vive a Roma vi è una occasione di discussione e approfondimento il 4 Novembre presso “MILLEPIANI COWORKING”, con Federico Brocchieri, Domenico Gaudioso, Valentino Piana, Simona Ciriaci. A SEGUIRE, BUFFET E BRINDISI PER CELEBRARE LENTRATA IN VIGORE DELLACCORDO. |
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12. Gli analisti internazionali monitorano i Contributi determinati a livello nazionale |
Una serie di siti indipendenti, appoggiati da centri di ricerca, producono analisi aggiornate su contenuti, livello dell'ambizione e stato di esecuzione degli NDC, come ad esempio http://climateactiontracker.org/indcs.html e l'UNEP con i suoi Emission Gap Reports. |
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13. Il mondo reagisce con rinnovato vigore all'affronto di Trump |
La condanna è stata unanime. Il presidente francese Macron attacca frontalmente Trump e lancia l'appello agli scienziati americani a rischio finanziamenti a venire a lavorare in Francia. Italia, Francia e Germania con un comunicato congiunto affermano: "We deem the momentum generated in Paris in December 2015 irreversible and we firmly believe that the Paris Agreement cannot be renegotiated, since it is a vital instrument for our planet, societies and economies". Juncker ha detto: "abbiamo negoziato per 20 anni, ora si tratta di implementare". Trudeau del Canada è riuscito a costruire un nuovo consenso con le province per un piano ambizioso. I sindaci delle principali città mondiali attaccano e anche dentro gli USA ci sono resistenze (sia a livello di stati che di città e imprese). Qui una panoramica riassuntiva più ampia. Durante il vertice di Amburgo 2017 del G2 gli
USA di Trump e gli altri 19 paesi membri hanno confermato e approfondito
l'implementazione dell'Accordo di Parigi, con
questo documento dedicato ad energia e clima, approvato l'8 luglio
ad Amburgo, allegato al documento
principale del vertice, dove sul clima si è registrato l'isolamento
americano, costretti a promettere di ridurre comunque le emissioni: "The
United States of America announced it will immediately cease the implementation
of its current nationally-determined contribution and affirms its strong
commitment to an approach that lowers emissions while supporting economic
growth and improving energy security needs", mentre gli altri: "The
Leaders of the other G20 members state that the Paris Agreement
is irreversible. We reiterate the importance of fulfilling the UNFCCC
commitment by developed countries in providing means of implementation
including financial resources to assist developing countries with respect
to both mitigation and adaptation actions in line with Paris outcomes
and note the OECDs report Investing in Climate, Investing
in Growth. We reaffirm our strong commitment to the Paris Agreement,
moving swiftly towards its full implementation in accordance with
the principle of common but differentiated responsibilities and respective
capabilities, in the light of different national circumstances and, to
this end, we agree to the G20 Hamburg Climate and Energy Action Plan for
Growth as set out in the Annex". |
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14. Rilancio dell'ambizione
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Dopo la COP23 (Fiji - Bonn) e la presentazione del rapporto IPCC su 1,5 (settembre 2018), si terrà la COP24, nella quale è previsto la parte finale (politica) del Facilitative Dialogue, aperto con nella sua fase tecnico-partecipativa dal 1 gennaio 2018, secondo i principi Talanoa, nel quale ci si spinge vicendevolmente a fare di più, visto il notevole emission gap e la convenienza oggettiva, non solo delle piccole isole ma di tutti i Paesi, a rimanere entro il grado e mezzo. A cavallo tra 2018 e 2019, alcuni Paesi, sperabilmente tutti o quasi, rivedranno al rialzo i propri obiettivi di riduzione delle emissioni, come più ampiamente spiegato qui. |
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15. La COP23 facilita la comprensione dei disastri ambientali e struttura l'attivazione del sistema di rilancio |
La Presidenza Fiji dell'incontro più importante del 2017 mostra i molti modi con cui i cambiamenti climatici stanno devastando il mondo e ricorda a tutti l'importanza di mantere il riscaldamento entro il grado e mezzo, come sta indicando il rapporto speciale IPCC sull'argomento. Una panoramica ampia e incisiva delle questioni sul tappeto della COP23 è qui e qui. In breve: * come strutturare il Dialogo facilitativo del 2018 per il rilancio degli insufficienti Contributi determinati a livello nazionale - e su questo ecco il primo documento della presidenza; * come strutturare la "Rivisitazione complessiva" del 2023-24 per l'ulteriore incremento dell'ambizione su tutti i temi; * come costruire un robusto sistema di monitoraggio e valutazione dell'adempimento degli Stati, inclusa la spinosa questione di come punire chi si rifiuta, pur avendo ratificato e presentato volontariamente un Contributo, si rifiuta di implementarlo.
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16. Prende vita il Talanoa Dialogue |
Il dialogo sulle politiche risultate più efficaci, sulle buone pratiche nazionali e locali, sulla trasferibilità ad altri paesi, impegnati non solo nell'implementazione dei propri NDC ma anche a rivederli al rialzo, ha una strutturazione legata da un lato ai Climate Champions e dall'altro alla Global climate action, seconod il seguetne schema:
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TEM significa Technical Expert Meeting dove funzionari governativi, ricercatori indipendenti ed esperti dell'industria scambiano esperienze efficaci su politiche incentivanti e tecnologie / comportamenti vincenti. Tutti coloro che hanno non solo aspirazioni ma anche strumenti concreti da pubblicizzare e condividere possono organizzare tali sessioni, pluri-nazionali e normalmente multi-disciplinari. Un esempio - legato alle politiche urbane - è qui: Altri esempi si possono rintracciare da qui: |
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17. La COP24 vara le regole e ribadisce la necessità di nuovi impegni |
Entro uno o due anni tutti i Paesi devono rilanciare, con obiettivi al 2020,2025 e 2030 di gran lunga più ambiziosi (l'IPCC chiede il -43% di emissioni in quell'anno). Su questi ed altri temi, si può rivedere l'intervista a Sky Tg 24 di Valentino Piana, in diretta da Katowice.
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18. L'UE e molti paesi (europei e non) annuniciano l'obiettivo della neutralità climatica |
Zero emissioni nette sono la condizione necessaria (anche se non strettamente sufficiente) ad arrestare l'incremento delle temperature. La partita si sposta verso le tecnologie a zero emissioni (con un più ridotto ruolo di tecnologie ponte) e verso l'accelerazione immediata nei comportamenti e nella diffusione delle tecnologie pulite sostenibili. A fare da apripista sono 77 paesi che si impegnano alla neutralità climatica, compresa, ai sensi della proposta della Commissione, l'Unione Europea nel suo complesso, ottenendo sul tema l'accordo di 18 dei paesi membri. |
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19. La COP25 bloccata dai negazionisti (USA, Australia, Brasile) | Quando il cambiamento diventa serio, le opposizioni montano, salvo ritrovarsi un mondo in fiamme, come è avvenuto nella stessa Australia. | |||
20. A Davos l'élite economica mondiale fa i conti con i cambiamenti climatici |
Il rapporto base della conferenza mette 5 delle questioni climatiche tra i maggiori rischi del prossimo decennio. Trump fa lo sfacciato; Greta Thunberg ha parole pesanti: One year ago, I came to Davos and told you that our house is on fire. I said I wanted you to panic. Ive been warned that telling people to panic about the climate crisis is a very dangerous thing to do. But dont worry. Its fine. Trust me. Ive done this before. And I can assure you: It doesnt lead to anything. And for the record, when we children tell you to panic, were not telling you to go on like before. Were not telling you to rely on technologies that dont even exist today at scale and that science says perhaps never will. We are not telling you to keep talking about reaching net zero emissions or carbon neutrality by cheating and fiddling around with numbers. Were not telling you to offset your emissions by just paying someone else to plant trees in places like Africa, while at the same time forests like the Amazon are being slaughtered at an infinitely higher rate. Planting trees is good, of course, but its nowhere near enough of what is needed, and it cannot replace real mitigation and rewilding nature. And lets be clear: We dont need a low-carbon economy. We dont need to lower emissions. Our emissions have to stop, if we are to have a chance to stay below the 1.5-degree target. And until we have the technologies that at scale can put our emissions to minus, then we must forget about net zero. We need real zero, because distant net-zero emission targets will mean absolutely nothing if we just continue to ignore the carbon dioxide budget that applies for today, not distant future dates. If high emissions continue like now even for a few years, that remaining budget will soon be completely used up. The fact that the U.S.A. is leaving the Paris accord seemed to outrage and worry everyone. And it should. But the fact that we are all about to fail the commitments you signed up for in the Paris Agreement doesnt seem to bother the people in power even the least. Any plan or policy of yours that doesnt include radical emission cuts at the source starting today is completely insufficient for meeting the 1.5- or well below 2-degree commitments of the Paris Agreement. And again, this is not about right or left. We couldnt care less about your party politics. From a sustainability perspective, the right, the left, as well as the center, have all failed. No political ideology or economic structure has been able to tackle the climate and environmental emergency and create a cohesive and sustainable world, because that world, in case you havent noticed, is currently on fire. You say children shouldnt worry. You say, Just leave this to us. We will fix this. We promise we wont let you down. Dont be so pessimistic. And then nothing. Silence. Or something worse than silence: empty words and promises which give the impression that sufficient action is being taken. All the solutions are obviously not available within todays societies, nor do we have the time to wait for new technological solutions to become available to start drastically reducing our emissions. So, of course, the transition isnt going to be easy. It will be hard. And unless we start facing this now, together, with all cards on the table, we wont be able to solve this in time. In the days running up to the 50th anniversary of the World Economic Forum, I joined a group of climate activists demanding that you, the worlds most powerful and influential business and political leaders, begin to take the action needed. We demand, at this years World Economic Forum, participants from all companies, banks, institutions and governments immediately halt all investments in fossil fuel exploration and extraction, immediately end all fossil fuel subsidies and immediately and completely divest from fossil fuels. We dont want these things done by 2050 or 2030 or even 2021; we want this done now. It may seem like we are asking for a lot, and you will of course say that we are naive. But this is just the very minimum amount of effort that is needed to start the rapid sustainable transition. So, either you do this, or youre going to have to explain to your children why you are giving up on the 1.5-degree target giving up without even trying. Well, Im here to tell you that, unlike you, my generation will not give up without a fight. The facts are clear, but they are still too uncomfortable for you to address. You just leave it, because you just think its too depressing and people will give up. But people will not give up. You are the ones who are giving up. Last week, I met with Polish coal miners who lost their jobs because their mine was closed. And even they had not given up. On the contrary, they seem to understand the fact that we need to change more than you do. I wonder: What will you tell your children was the reason to fail and leave them facing a climate chaos that you knowingly brought upon them? That it seemed so bad for the economy that we decided to resign the idea of securing future living conditions without even trying? Our house is still on fire. Your inaction is fueling the flames by the hour. And we are telling you to act as if you loved your children above all else. Thank you.
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