Dopo la diretta da New York per la firma dell'Accordo di Parigi all'ONU, il processo di ratificazione entra nel vivo - abbiamo superato i 55 paesi e anche il 55% in fatto di emissioni. L'Accordo ha superato le condizioni per entrare in vigore, cosa che avverrà ormai automaticamente dopo 30 gg il 5 ottobre, nella quale è stata depositata la ratificazione dell'UE tutta, di 7 suoi stati membri, di Bolivia, Canada, Nepal, pochi giorni dopo il contributo dell'India e della Nuova Zelanda. L'Italia sta discutendo in Parlamento la sua ratificazione. Il 21 settembre, giorno della ratificazione collettiva proposto dall'ONU, ha prodotto 31 nuove ratificazioni, che hanno fatto scattare positivamente la prima soglia da superare per l'entrata in vigore. E il 5 ottobre abbiamo superato la seconda. Vi è stata una ratificazione collettiva dell'UE, che preceda la ratificazione dell'ultimo dei 28 Paesi membri: il 30 ottobre i Ministri UE dell'ambiente hanno approvato la procedura, sottoponendo la ratificazione al consenso del Parlamento Europeo, alla presenza di Ban Ki-Moon, che lo ha iscritto nel "librone" ONU. La COP22 di Marrakech conterrà quindi le sessioni della prima riunione delle parti che hanno ratificato l'Accordo di Parigi - anche noi di www.accordodiparigi.it ci saremo... rimanete in linea :)- L'Italia ha annunciato una sua legge di ratificazione, per potersi sedere al tavolo delle regole alla COP22. Tali regole riguardano la trasparenza delle azioni (mitigazione ed adattamento) e del supporto (finanziario, tecnologico e di competenze organizzate). E' importante che vi sia massima trasparenza in entrambe (che i cittadini, la società civile ed il settore privato sappiano che cosa si intende fare, cosa si sta facendo davvero, quanti soldi ci sono a disposizione, quando ci sono i bandi pubblici per la selezione degli esecutori, chi vince, come esegue il lavoro convenuto, ecc.). Il secondo blocco di regole riguarda la "compliance", cioè l'esecuzione scrupolosa delle norme dell'Accordo. E' opportuno che essa sia condotta paese per paese, articolo per articolo, anno per anno. Non ha senso una compliance complessiva: è come dire che se due ammazzano e otto no, mediamente tutti sono peccatori. E' importante quindi che i negoziatori italiani alla COP22, che vengono catapultati da osservatori a partecipanti a pieno titolo in caso di ratifica italiana ad ottobre 2016 perseguano tali indicazioni e non siano li invece a frenare e dissuadere. Per questo potrebbe servire una Mozione parlamentare di indirizzo ai negoziatori italiani alla COP22. Ma adesso ricostruiamo la vicenda complessiva dell'entrata in vigore.
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Indice Da Parigi al 22 aprile, il 21 settembre verso la COP22La ratifica dell'Accordo di Parigi da parte dell'Italia Apertura alle firme ed alla ratificazione da parte di tutti i Paesi Chi ha già indicato di volere firmare o addirittura ha già ratificato Chi ha già aggiornato il proprio INDC o intende farlo La società civile: una attività pratica e simbolica il 22 aprile Le conseguenze di una rapida entrata in vigore dell'Accordo di Parigi Le conseguenze per l'Italia: i nuovi obblighi in caso di ratificazione ed entrata in vigore Quali Paesi mancano all'appello? Paesi in guerra, poverissimi o produttori di petrolio Allegato 1 |
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Pagina a cura di Valentino
Piana, economista, autore della prima traduzione dell'Accordo in italiano |
Da Parigi al 22 aprile, dal 21 settembre verso la COP22 175 Paesi hanno davvero firmato l'Accordo di Parigi sul clima il 22 aprile 2016, Giornata mondiale della Terra. E ben 15 lo hanno ratificato quel giorno, consegnando alle Nazioni Unite, depositario dell'Accordo, il loro strumento di ratificazione, seguiti a ruota da altri tre, compresa la Norvegia. Stracciati tutti i record precedenti - di tutti i trattati, quello sul clima risulta essere il più urgente, importante e apprezzato col consenso internazionale. "Oggi qui dentro battiamo un record, ma là fuori la natura ne sta battendo altri" cosi Ban-ki Moon contempera la soddisfazione di presiedere le Nazioni Unite mai cosi capaci di unire il mondo su una firma ad un trattato internazionale con l'allarme per incrementi di temperature che producono siccità e pericoli immediati. Molti Paesi hanno inoltre annunciato che intendono depositare i loro strumenti di ratificazione dell'Accordo di Parigi subito dopo la firma. Dopo la cerimonia del 22, altri due Stati hanno firmato, portando il totale a 177 (compresa l'Unione Europea). Secondo la Casa Bianca: "Almeno 34 paesi che rappresentano il 49% delle emissioni globali di gas climalteranti ha ratificato o dichiarato che ratificherà entro il 2016". Il vertice dei G7 (Giappone, UE, UK, US, Canada, Francia, Germania, Italia) ha inoltre sottoscritto l'impegno ad aiutare l'entrata in vigore nel 2016: "The G7, continuing to take a leadership role, commits to taking the necessary steps to secure ratification, acceptance or approval of the agreement as soon as possible and calls on all Parties to do so striving for a goal of entry into force in 2016". La Russia, che da sola farebbe la differenza, come successe per il Protocollo di Kyoto, fa partire il processo di ratificazione in autunno e, per questo, viene ringraziata dal presidente della COP21 Segolène Royal, che afferma: Our goal is to make that the part of Europe in this process is completed prior to the conference in Marrakech (from 7 to 18 November 2016). Since June 10, France will be ready to ratify the agreement, and, of course, we will push Europe to ensure that she also soon ratifies it. La Francia e l'Ungheria hanno già completato le procedure domestiche di ratificazione. La Norvegia è andata oltre, consegnando alle Nazioni Unite lo strumento di ratificazione. Si è messo in moto un meccanismo che potrebbe portare alla rapida entrata in vigore, ben prima di quel 2020 di cui molti hanno parlato a lungo. E infatti è così: la data è ormai il 4 novembre 2016. E l'Italia quando ratificherà? Nel 2016, prima della COP22 di Marrakech, ha dichiarato l'On. Braga. Magnifico! Dopo che, informalmente, il governo aveva manifestato l'intenzione di firmare, come risulta dalla lista provvisoria dei Paesi, in allegato qui, effettivamente l'Italia è firmataria fin da subito dell'Accordo. Ed ha avviato le procedure di ratifica dando mandato di una prima stesura tra Ministero dell'Ambiente e Ministero degli Affari Esteri. Il 22 aprile, Matteo Renzi ha fatto un discorso semplice e chiaro, nel quale ha voluto rimarcare l'importanza della vision a superamento della division, aggiungendo "chiudiamo gli occhi e sentiamoci in compagnia dei nostri figli e dei nostri nipoti". Accompagnato proprio dalla sua nipotina John Kerry ha ricordato il lungo percorso fatto quando da giovane attivista anti-war di ritorno dal Vietnam si batteva per l'ambiente e da giovane senatore nel 1992 partecipava alla conferenza di Rio, fondativa dell'UNFCCC. Ha salutato la mobilitazione ambientalista e proclamato che "tutto sembra impossibile finché non viene fatto". L'Accordo è un segnale inequivocabile a governi, imprese e finanziatori, che devono lasciar perdere le fonti fossili per puntare su quelle rinnovabili - ed affrontare la dura realtà dell'adattamento ai cambiamenti climatici, tema assente dallo intervento di Renzi, nonostante proprio il suo governo abbia varato finalmente una Strategia nazionale sull'adattamento. Kerry, dopo aver ribadito che gli USA ratificheranno questo anno ha invitato tutti a fare lo stesso. Ce la farà il Parlamento italiano? Intanto efcovic, il vice di Juncker, garantisce che l'UE sarà nell'ondata di chi ratifica per primo. La paura di essere esclusi dalla prima COP ha fatto i suoi effetti. [efcovic: "We are signing up to a fundamental and disruptive
transition to a low-carbon economy and society. This transition is now
irreversible and unstoppable. At the global level, we are seeing the winds
of change. Europe is part of this and will continue to be a driving force.
Thats why we need to deliver the Energy Union and create the conditions
for future opportunities, innovation and job-creation that this transition
will bring. Lets use the momentum. Commissioner Arias Cañete said: "We have agreed. We will sign, and we will act. In Europe, we have already started our homework of implementing the Paris Agreement and we will continue to lead the global low-carbon economy transition. We will ratify the Paris Agreement by securing the support of our 29 parliaments, and by demonstrating that we will have the policies in place to meet our commitments. This will ensure that when we act, we will act on a solid legal basis. Already before the start of this summer, the European Commission will present a proposal to the Council to ratify the Paris Agreement on behalf of the European Union."] Detto fatto: questa è la proposta, basata su una valutazione molto positiva dell'Accordo di Parigi ("The Agreement provides a lifeline, a last chance to hand over to future generations a world that is more stable, a healthier planet, fairer societies and more prosperous economies, also in the context of the 2030 Agenda on Sustainable Development. The Agreement will steer the world towards a global clean energy transition. This transition will require changes in business and investment behaviour
and incentives across the entire policy spectrum. For the EU, this provides
important opportunities, notably for jobs and growth. The transition will
stimulate investment and innovation in renewable energy, thereby contributing
to the EU's ambition of becoming the world leader in renewable energy,
and increase the growth in markets for EU produced goods and services,
for instance in the field of energy efficiency." e poi: "Paris
is a real game changer in global climate politics... But let's be clear,
ratification is not the end goal. It's only the first step. All countries
will have to put the agreement into practice on the ground, where it matters. Quindi la UE ha risolto il dilemma tra chi ha già ratificato (e vorrebbe presto comunicarlo a New York) e la tradizione di consegnare le ratifiche tutte insieme, scegliendo la seconda via ma accelerandola senza aspettare i ritardatari. Pure la Russia, che fino al 21 aprile, il giorno prima dell'apertura alla firma, non intendeva firmare si è precipitata, vedendo forse svanire il ruolo chiave giocato al tempo dell'entrata in vigore del Protocollo di Kyoto. Ed occorre rispondere anche allappello lanciato da 270 leader religiosi uniti per sollecitare tutti i capi di Stato a firmare e ratificare tempestivamente l'accordo di Parigi - e consegnato al presidente dellassemblea generale delle Nazioni Unite. La cura per la Terra è una nostra comune responsabilità, con queste parole si apre il documento che porta la firma, tra gli altri, di mons. Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademie delle Scienze e delle Scienze sociali, del rabbino capo Shear Yashuv Cohen, dellimam Maulana Syed Muhammad Abdul Khabir Azad, dellarcivescovo anglicano sudafricano Desmond Tutu e del segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), Olav Fykse Tveit. In esso i rappresentanti religiosi ricordano che ognuno di noi ha una responsabilità morale di agire, come così efficacemente affermato da Papa Francesco nellEnciclica Laudato si e nelle dichiarazioni sui cambiamenti climatici da buddisti, cristiani, indù, ebrei, musulmani, sikh, e altri leader religiosi. Il pianeta infatti, si ricorda, ha già superato i livelli di sicurezza per i gas serra. E a meno che questi livelli non vengano rapidamente ridotti, si rischia di creare impatti irreversibili per centinaia di milioni di vite. |
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Riassunto di una vicenda lunga: l'Accordo ha superato il il 5 ottobre l'ultima condizione per entrare in vigore, grazie tecnicamente non tanto alla ratificazione collettiva dell'UE, che non è stata conteggiata per il 12% e oltre delle emissioni dei suoi 28, quanto per le ratificazione dei 7 primi della classe (Germania, Francia, Portogallo, Slovacchia, Ungheria, Malta e Finlandia) che, sommati a quelli di Bolivia, Nepal e Canada, avvenute il medesimo giorno, e, pochi giorni prima, India e Nuova Zelanda, fanno ormai raggiungere il 58,82%.
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La ratifica dell'Accordo di Parigi da parte dell'Italia | ||||
A valle delle firma del premier italiano, che impegna dinanzi al mondo ad iniziare la procedura domestica di ratificazione, sarebbe quanto mai opportuna la sottoscrizione dell'Accordo di Parigi da parte del Parlamento italiano, dopo e grazie ad una effettiva discussione sui suoi meriti e limiti. Infatti si passa dal "dovere" iscritto in un annesso al Protocollo di Kyoto al "volere" da esprimersi secondo dettagliati e complessivi Contributi determinati a livello nazionale. L'appartenenza all'Unione Europea non dovrebbe esimerci dall'identificare specifici segmenti industriali da esaltare e di prendere posizioni specifiche riguardo a questioni che nel nostro Paese potrebbero essere più importanti che altrove (edilizia sostenibile, manifattura basata sulle eco-innovazioni, turismo sostenibile, culture locali, valorizzazione del nesso clima-biodiversità-produzioni biologiche, mobilità elettrica, energie rinnovabili come fotovoltaico e mini-eolico, ecc.). Altri Paesi hanno già ratificato, inclusa la Francia. La Spagna attende i risultati elettorali ma potrebbe mettere in campo ha una procedura accelerata in 6 mesi. La firma è cosa diversa dalla ratificazione, ai sensi del diritto internazionale. Già la firma è comunque un passo legamente vincolante: chi lo firma infatti si obbliga a non porre in essere attività contrarie al trattato. Ogni paese ha modo di qualificare se firma e ratificazione siano diversi in termini di procedura domestica. In soldoni: se il Presidente o il premier possa firmare il Trattato senza passare dagli organi interni come Parlamento o altro soggetto. Se fosse un Comune, è vero che per il resto del mondo la firma del Sindaco è sufficiente, ma di norma tale firma è precedentemente autorizzata da una delibera di giunta (e a volte anche di consiglio). La nostra Costituzione dice che "il Presidente della Repubblica ratifica i trattati internazionali autorizzati dalle Camere" e non dice nulla sulla "firma" dei trattati. La cosa migliore sarebbe un vero dibattito parlamentare ed una legge di ratificazione, o molto breve e contenente solo l'autorizzazione a ratificare o anche implementativa dell'architettura interna con la quale si decide di dare attuazione all'accordo (es. chi debba redigere l'NDC - il Contributo determinato a livello nazionale, come il Paese affronta il tema dell'adattamento - strategia e/o lista prioritarizzata di azioni di adattamento, se specifici Ministeri debbano essere protagonisti e di cosa, se vi è un comitato interministeriale, se si costituisce un forum del settore privato e della società civile organizzata e quali ne siano i compiti, il supporto a città e regioni, ecc.). La legge potrebbe anche allocare valori economici all'implementazione dell'accordo, sia sul lato domestico che per quanto riguarda l'invio o la ricezione di aiuti internazionali sul tema, ai termini dell'art. 9. Se però tutto questo richiede troppo tempo, meglio andare ad una legge snella e secca, di mera ratificazione e impegnarsi con data certa ad approvare una legge più organica (od emendare leggi esistenti, per i paesi che, più avanti dell'italia, hanno già Leggi per la transizione ad una economia a basse emissioni, ecc.). Per quanto riguarda la firma del 22 aprile, grazie alla generalizzata accoglienza internazionale dell'Accordo, che non vede nessuno dissentire, e in considerazione della maggioranza di cui dispone in Parlamento, la firma del Premier italiano è pienamente legale. Il 4 ottobre il Consiglio dei ministri, su proposta dei Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni e dellambiente e della tutela del territorio e del mare Gianluca Galletti, ha approvato il disegno di legge "Ratifica ed esecuzione dellAccordo di Parigi collegato alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, adottato a Parigi il 12 dicembre 2015 (disegno di legge)". Nello specifico, il disegno di legge prevede, nellambito degli impegni assunti dallItalia, la partecipazione alla prima capitalizzazione del Green Climate Fund con 150 milioni di euro, 50 per ogni anno fino al 2018, che si aggiungono ai 50 milioni già versati dal nostro Paese nel fondo che sostiene gli sforzi dei Paesi in via di sviluppo nel conseguimento degli impegni dellaccordo. Apertura alle firme ed alla ratificazione da parte di tutti i Paesi Il 21 settembre 2016 siamo tutti convocati a New York per ratificare od annunciare che nel 2016 ratifichiamo l'Accordo. Si ripete quindi lo schema del 22 aprile 2016 quando, in occasione della Giornata della Terra, si è tenuto a New York, presso le Nazioni Unite, depositarie ufficiali dell'Accordo di Parigi, una cerimonia, a cui hanno preso parte Capi di Stato e di governo di tutto il mondo, con la quale si inizia il processo concreto di firma e deposito dello strumento nazionale di ratificazione dell'Accordo, oltre che la sua implementazione. La diretta web iniziava alle 8.30 ore locali (ore 14.30 ora italiana). Nella giornata della Terra a New York l'Accordo di Parigi decolla all'ONU. E quale ruolo per la società civile? L'ONU ha già qualche proposta per l'oggi e per il domani. Quando esso sarà stato ratificato da un numero sufficiente di paesi fortemente emettitori di gas climalteranti, esso entrerà in vigore. Comunque il 94,41% ha già firmato. Chi ha già indicato di volere firmare o addirittura ha già ratificato Comunicato congiunto Cina-Stati Uniti: "The United States and China will sign the Paris Agreement on April 22nd and take their respective domestic steps in order to join the Agreement as early as possible this year" - quindi firma nel World Earth Day e ratificazione ravvicinata. DETTO FATTO: Il 3 settembre 2016 la Cina e gli Stati Uniti hanno formalmente ratificato l'Accordo di Parigi e consegnato alle Nazioni Unite il loro strumento, col che a quella data risultano 26 ratificatori, che coprono il 39.07% delle emissioni totali. Il primo paese in assoluto a ratificare con atto parlamentare approvato allunanimità da governo e opposizione sono state le isole Fiji nel Pacifico, seguite da Palau, Isole Marshall e Maldive. Per un commento più ampio al ruolo di leadership delle nazioni insulari si veda qui. Una analisi della giornata dei record è su Climalteranti. Chi ha già aggiornato il proprio INDC o intende farlo Al momento della ratificazione, un Paese può aggiornare il proprio Contributo determinato a livello nazionale. Se non lo fa, vale automaticamente quanto dichiarato nel 2015. La Svizzera si è impegnata a rivedere la legge per la transizione ad una economia a basse emissioni. In Gran Bretagna il governo è orientato a dichiarare un obiettivo di zero emissioni al 2050. Papua Nuova Guinea è stata la prima a rivedere ed inviare al segretariato il suo NDC. La Commissione Europea ha avviato una consultazione pubblica su come coinvolgere le emissioni dell'aviazione. I gas di scarico di aerei e navi non possono sfuggire, pure se inter-nazionali, a controllo, riduzione, innovazione tecnologica e strumenti compensativi (off-set e ETS). L'Olanda ha annunciato che dal 2025 non saranno più in vendita automobili a benzina o diesel, per forzare il passaggio alla mobilità elettrica.
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La società civile: una attività pratica e simbolica il 22 aprile | ||||
Mentre le autorità firmano l'Accordo, le Nazioni Unite invitano tutti a piantare un albero, fotografarlo e circolare la foto sui social media. Per essere più precisi: We are asking everyone to do one or all of three things: 1) Plant a tree for the Paris Agreement signing and maybe attach a little plaque 2) Hug a tree for the Paris Agreement signing 3) Sketch or photograph your favorite tree for the Paris Agreement signing Then post images and texts about your good work on Facebook, Twitter or any other social media network using the hashtags #ParisAgreement and #Trees4Earth, along with #EarthDay2016 if there is space. Go the Earth Day web site and register your event and learn about more cool things you can do. Ben più profondamente, l'ONU ha inviato la società civile internazionale a tenere sotto stretto controllo i decisori politici affinché dalle parole passino ai fatti. Ed ha invitato grandi investitori e settore privato ad un vertice il 5-6 Maggio per mobilitare i trillioni necessari.
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Le conseguenze di una rapida entrata in vigore dell'Accordo di Parigi | ||||
Il superamento in un balzo delle due soglie minime necessarie per l'entrata in vigore, facilitato da un record numero di firme fin da aprile 2016, ha importanti effetti reali. Innanzitutto anticipa la COP1 dell'Accordo di Parigi, la sessione plenaria tra chi lo ha ratificato in tempo, al 2016 o al 2017. Se infatti entra in vigore entro il 7 ottobre, superando anche la seconda soglia (la percentuale sulle emissioni globali) la prima COP dell'Accordo sarà quella di Marrakech (COP22 della Convenzione Quadro UNFCCC), se invece l'entrata in vigore fosse successiva, sarà quella del 2017, prevista in Asia (nazione e città ancora da decidere). Nella COP1 dell'Accordo di Parigi verranno decisi dettagli importantissimi sul sistema di monitoraggio e valutazione dei comportamenti degli Stati, sia rispetto all'esecuzione delle loro promesse sia rispetto a tutti gli articoli dell'Accordo. In passato, il Protocollo di Kyoto entrò in vigore tardi e paesi che non erano particolarmente favorevoli ad un'azione incisiva, come Russia, Australia e Canada, strapparono condizioni lasche di monitoraggio e valutazione in cambio della loro adesione, che era necessaria per farlo entrare in vigore in assenza della ratificazione statunitense. Ora sembra proprio che nessun Paese avrà potere di ricatto. Quindi un deciso irrobustimento del meccanismo di rilancio potrebbe entrare in sintonia e spingere quella rivoluzione economica, tecnologica e sociale di cui il mondo ha urgentemente bisogno. |
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Le conseguenze per l'Italia: i nuovi obblighi in caso di ratificazione ed entrata in vigore | ||||
Se e quando l'Accordo di Parigi entrerà in vigore e l'Italia l'avrà ratificato, il nostro Paese avrà, tra gli altri, i seguenti obblighi: | ||||
1. contribuire al raggiungimento degli obiettivi indicati all'art. 2, rispetto a riduzione delle emissioni, adattamento e flussi finanziari; | ||||
2. redigere un NDC (cioè un documento impegnativo per il proprio Contributo determinato a livello nazionale), che potrebbe specificare quali tecnologie e quali filiere l'Italia ha di importante da valorizzare anche con gli altri, offrendo la propria collaborazione ad attivare l'art. 6; | ||||
3. rivedere al rialzo almeno ogni cinque anni gli impegni contenuti nel NDC, anche tenendo conto di quanto risulta dalla rivisitazione complessiva indicata dall'art. 14; | ||||
4. produrre un piano, strategia o altro strumento per la previsione di attività di adattamento ai cambiamenti climatici, anche nella forma di una lista di "Azioni prioritarizzate determinate a livello nazionale"; | ||||
5. rivedere al rialzo tale strategia e aumentare la collaborazione con altri Stati per la sua realizzazione, ove richieda uno sforzo pluri-nazionale; | ||||
6. aiutare finanziariamente i Paesi in via di sviluppo nelle loro attività di mitigazione e adattamento; | ||||
7. garantire informazioni trasparenti e tempestive riguardo ai propri impegni ed il loro progressivo tramutarsi in azioni concrete; | ||||
8. dare attuazione ad ogni articolo, nella sua formulazione letterale e secondo le decisioni di COP dell'Accordo che verranno prese. | ||||
In questo potrà avvalersi di strumenti di flessibilità, quali i "Risultati di mitigazione internazionalmente trasferibili" ed i nuovi SDM, che complementano e superano i CDM del Protocollo di Kyoto, di cui all'art. 6. Potrà inoltre sedersi al tavolo del negoziato della COP1 dove molti aspetti cruciali dell'Accordo devono essere definiti. In tutto ciò la relazione e la collaborazione con l'Unione Europea e gli altri Stati membri di essa sono ovviamente centrali. In particolare vi è da attuare il pacchetto 2030, che prevede una riduzione del 43% nei settori ETS (primariamente l'energia e i grandi impianti) e del 30% nei settori non-ETS (es. edilizia o trasporti) rispetto al 2005. Per l'Italia la proposta prevede nei settori non-ETS il calo del 33%. Ma tale pacchetto nasce vecchio perché sappiamo che vi è un emission gap di circa il 40-50% rispetto a quello che si dovrebbe fare per rimanere "ben al di sotto" dei due gradi, come obbliga l'art. 2 dell'Accordo di Parigi. E' quindi importante intepretare al rialzo tale pacchetto, sia avviandone una implementazione immediata ed accelerata, sia predisponendosi all'incremento dell'ambizione. Il 2018 sarà l'anno in cui l'IPCC presenterà il suo Rapporto speciale sui sentieri di emissioni che limitano il riscaldamento a 1,5 gradi e dei vantaggi che essi hanno (ad esempio in fatto di impatto sui paesi mediterranei, sia della sponda sud che dell'Italia). In sostanza vanno riviste le strategia energetica (anche alla luce dei nuovi prezzi internazionali delle rinnovabili) e la strategia della mobilità e dell'edilizia (non senza toccare politiche integrate per le città sostenibili e resilienti), rendendole ambiziose, efficaci e foriere di consenso. Il dibattito è aperto e questo sito farà la sua parte. |
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Quali Paesi mancano all'appello? Paesi in guerra, poverissimi o produttori di petrolio | ||||
Non hanno ancora firmato l'Accordo di Parigi i seguenti Stati (a fianco la rispettiva percentuale di emissioni climateranti sul totale globale, ai fini del raggiungiumento del 55% per l'entrata in vigore) Armenia 0,02% Quindi, senza di essi, hanno firmato Paesi che rappresentano il 94,41% del totale emissioni.
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Allegato 2 | ||||
Lista dei Paesi che avevano annunciato la firma il 22 aprile l'Accordo di Parigi |
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Afghanistan* |
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I Paesi senza asterisco hanno dato una conferma informale. | ||||
I Paesi con due asterischi hanno indicato di voler depositare il loro strumento di ratificazione. | ||||
I Paesi con un asterisco devono ancora informalmente confermare l'intenzione di firmare. | ||||