L'Accordo di Parigi e il mondo dei trasporti e della mobilità

 

   
   

L'Accordo di Parigi richiede, legittima e consolida i "Contributi determinati a livello nazionale", moltissimi dei quali includono i trasporti. E proprio dai trasporti potrebbe venire quel plus di ambizione che manca per ridurre il gap tra ciò che la scienza chiede e quanto gli Stati si sono per il momento impegnati a fare.

Via via che gli altri settori diventano a minore intensità di carbonio, i trasporti vengono ad essere un settore cruciale, che deve affrontare la transizione con coraggio e conseguendo nel contempo una riduzione della congestione, il contenimento di tempi e costi dei tragitti, il calo dell'incidentalità e dell'occupazione di suolo.

In questo articolo, pubblicato su Qual Energia di Luglio/Agosto 2017, Andrea Poggio e Valentino Piana hanno commentato la proposta di nuova SEN (Strategia energetica nazionale) in fatto di trasporti e propongono uno "scenario di policy avanzato" col quale il nostro paese, invece di rimanere fanalino di coda della rivoluzione elettrica, acquista un ruolo di incubazione sui territori di modelli integrati di comunità energetiche (energie rinnovabili - storage - mobilità elettrica e sostenibile), in un contesto di dimezzamento del numero dei veicoli totali, drasticamente riducendo la congestione di strade, parcheggi e aree pubbliche.

In modo più ufficiale, il nostro sito, promosso dall'Economics Web Institute, ha partecipato alla consultazione pubblica sulla SEN, sia in fatto di energia che di trasporti, con questo documento.

Il 30 Novembre 2018 a Roma il Forum Quale Mobilità ha affrontato nuovamente le trasformazioni necessarie del settore coi suoi protagonisti più avanzati. Ad aprire gli scenari di riferimento l'economista Valentino Piana. Iscrizioni aperte qui.

Al convegno della Società italiana scienze del clima è stato inoltre presentato questo lavoro comparativo tra strategie dell'Italia e della Svizzera, sullo sfondo dell'ultimo Rapporto IPCC.

A marzo 2019 incontro di capacity-building per la costruzione di un piano clima energia all'altezza della neutralità climatica, con sessione sui trasporti. Qui il programma del 12 marzo. Iscrizioni da qui.

Vediamo però ora cosa fanno gli altri Paesi in fatto di mobilità sostenibile per l'attuzione dell'Accordo di Parigi.

 

   
   

Esempi di azioni contenute negli NDC in fatto di trasporti

I Paesi che hanno costruito in prima persona dei "Contributi determinati a livello nazionale" hanno spesso indicato priorità, direzioni ed obiettivi nel campo dei trasporti, a volte con un notevole grado di specificità, ad esempio citando il carpooling.

L'Italia ha preso la decisione di delegare l'UE a presentare il proprio Contributo - e l'Unione ha fatto un documento molto breve, senza dettaglio settoriale. Occorrerà quindi, ai termini dell'art. 4.16, sottoporre all'UNFCCC un documento integrativo.

Ma vediamo cosa hanno fatto gli altri. L'Argentina punta sull'ottimizzazione del trasporto ferroviario, con la nuova legge n. 27132, la riattivazione delle linee, la modernizzazione dell'infrastruttura, e il suo obiettivo di ridurre incondizionatamente del 15% le emissioni rispetto alla BAU (Business-as-usual) viene perseguita anche col modal shift nei trasporti. Non vi è dettaglio settoriale invece rispetto all'obiettivo del 30%, che verrebbe raggiunto a condizione che vi sia un aiuto esterno, come sollecitato dall'Accordo di Parigi.

L'Armenia include i trasporti al secondo posto tra i principali settori d'azione e menziona esplicitamente il trasporto elettrico come priorità.

Un intero paragrafo è dedicato ai trasporti nel NDC dell'Azerbaijan, che punta all'uso dei mezzi pubblici elettrici, l'elettrificazione delle ferrovie e lo sviluppo del metro e di numerose stazioni dello stesso, l'eliminazione delle code grazie alla costruzione di rotonde e incroci coi pedoni (di superficie e sotterranei).

Nuovi standard emissivi, verifica dell'esecuzione di manutenzione dei veicoli privati e pubblici, modifica della tassazione dei veicoli importati in base ai km per litro (ed alle dimensioni del motore), con riduzioni per i veicoli ibridi ed elettrici, nonché il sostegno al carpooling, al trasporto non motorizzato, ad un efficiente trasporto collettivo pubblico urbano: queste sono alcune delle misure indicate dalle Bahamas.

Gli esempi si potrebbero moltiplicare; finiamo solo con il minuscolo, ma ricchissimo e congestionato, Stato del Brunei, dove ci sono 68 veicoli per 100 abitanti: si è dato, tra gli altri, l'obiettivo di ridurre entro il 2035 del 40% (rispetto alla BAU) le emissioni del trasporto terrestre nelle ore del picco mattutino, attraverso 38 raccomandazioni di policy, tra cui nuovi standard emissivi e la promozione di veicoli elettrici ed ibridi. Si entra addirittura nel dettaglio del numero di autobus aggiuntivi, tesi a far crescere dall'odierno 1% al 22% la quota di trasporto pubblico sul totale, il lancio di un sistema nazionale di scuolabus e di almeno 4 corridoi con corsie separate per i bus lungo tutto il percorso (Bus rapid transport).

Il clima diventa cioè il luogo di raccordo di politiche settoriali molto puntuali e ben delineate.

E' facile immaginare lo scrollamento di spalle che troppi italiani farebbero di fronte a ciascuna di queste esperienze: quel paese è piccolo, questo è povero, quell'altro è autoritario, quello troppo diverso da noi, quell'altro chissà cos'altro. Tutte scuse per non vedere che loro pedalano e noi nicchiamo (magari non nel concreto settoriale, ma sicuramente nel collegare l'Accordo di Parigi ai vari settori).

Come si vede è infatti l'Italia a dover recuperare in fatto di connessione tra politiche del clima (inserite e pubblicate nel contributo all'UNFCC) e le politiche settoriali (energia, trasporti, edilizia, ecc.).