Le scuole a zero emissioni come punto di partenza per ecoquartieri e stili di vita sostenibili

 

 
   

Le scuole (oggi attraversate da scioperi per il clima, da Fridays for the Future e da altre iniziative) possono e devono diventare a zero emissioni (dirette e indirette) attraverso una azione sistematica, sia tecnica che di comunità, che estenda i suoi effetti anche al di fuori.

Innanzitutto serve che le persone che vivono la scuola direttamente (studenti, insegnanti, dirigenti e lavoratori) e indirettamente (genitori e stakeholders) pongano al centro della loro agenda l'emergenza climatica. Ne parlino, non la ignorino, non la circondino di antiquate "incertezze" o ormai intollerable pretese di equi-valenza tra negazionisti e scienziati.

In termini tecnico-pratici, vediamo le diverse opzioni e modalità con cui questo potrebbe avvenire. I consumi elettrici (illuminazione, macchine per ufficio, ascensori, ecc.) possono essere ridotti (ad es. con l'adozione generalizzata di LED di buona qualità cromatica) e facilmente essere coperti con pannelli fotovoltaici. Molti anni fa vi erano azioni in tal senso, di tipo pionieristico, spesso su prezzi al kW installato estremamente elevati e con connessione alla rete più che auto-consumo. Oggi si può fare di meglio. Ad esempio cedere il diritto di superficie su tetti, parcheggi ed altre aree a investitori che facciano della scuola una vera e propria centrale smart, con batterie e ricariche ai veicoli elettrici (soprattutto e-bike, motorini, e-scooter, hoverboard ed altri mezzi di micro-mobilità elettrica). Magari facendo dell'installazione e l'uso di queste tecnologie occasione didattica e lavorativa per gli studenti e gli abitanti del quartiere. Fino ad arrivare ad animare comunità energetiche, che scambiano energia in vari modi, ormai in corso di liberalizzazione.

Ruolo importantissimo svolge la mobilità da e verso la scuola di studenti e addetti, che dovrebbe avvenire, in ordine di priorità, in modo 1. pedonale, 2. ciclabile, 3. elettrico (privato e pubblico), 4. pubblico non elettrico. Le scuole dovrebbero avere spazi dedicati per il parcheggio di mezzi a "energia umana" ed elettrica. Parcheggi riservati all'elettrico non necessitano tutti di ricarica, se mancassero i mezzi per offrirla. Anche se oggi molti operatori di reti di ricarica potrebbero essere interessati a finanziarla, con un ridotto o zero investimento iniziale della scuola.

In ogni caso va dato il segnale che l'uso di spazi pubblici, come quello del parcheggio di una scuola, non è un diritto assoluto ma la mediazione tra diversi usi alternativi del suolo, con un prevalente interesse pubblico, incluso quello di dare una convenienza precipua all'uso di mezzi a zero emissioni.

In prospettiva ravvicinata si dovrebbero ridurre i parcheggi a disposizione di studenti e addetti per mezzi inquinanti, operando anche nell'intorno della scuola per dare alternative (come il pedibus, il trasporto pubblico, il car-pooling).

Il movimento studentesco, nato da Greta Thunberg, può e deve pretendere scuole a zero emissioni, perché dalle parole si passi ai fatti.

In effetti scuole a zero emissioni potrebbero essere punti di partenza per ecoquartieri dove si ripensano gli spazi pubblici, come piazze, strade e parcheggi, dotandoli di più verde, panchine, oggetti d'arte e decoro urbano.

Molti anni fa, sono stato il progettista di un eco-quartiere, per il quale ho contribuito al conseguimento di un finanziamento europeo di 5 mln di euro, e sono stato coinvolto nel Comitato scientifico di Ecoquartieri per l'Italia.

Se ci fossero scuole e quartieri che volessero conoscere meglio non solo tali esperienze ma più in generale volessero riflettere insieme su da farsi oggi, contattateci pure!

Proseguendo nell'analisi dei punti d'attenzione per le scuole, il riscaldamento / raffrescamento è probabilmente una delle voci di costo più significative dell'edificio. E quindi è il punto di partenza per un audit energetico che potrebbe sfociare in un contratto con una ESCO che, nell'isolare l'edificio, sostiuire gli infissi e possibilmente facendo un'azione di efficientamento profondo (deep renovation / retrofitting) viene ripagata da un canone annuale per la sua azione, incluso il "carburante". Se poi si potesse spingersi verso caldaie a pompe di calore, alimentate da fotovoltaico, sarebbe ancora meglio. Molto dipende dallo stato iniziale dell'edificio, dalla sua posizione e dalla disponibilità all'investimento in proprio.

In casi limite (ad esempio di scuole vetuste estremamente inefficienti e con problemi strutturali / sismici, ecc) si potrebbe prevedere demolizione e ricostruzione (in loco o altrove) con formule finanziarie e di urbanistica contrattata più complesse.

La mensa e in generale il cibo consumato nella scuola (ad esempi anche tramite distributori automatici) dovrebbe essere allineato ai requisiti di una dieta sana, varia e a basse emissioni, con prodotti freschi locali, evitando salumi e altri tipi di carne rossa. In mancanza, si potrebbero fare convenzioni con fornitori esterni locali che possano portare (in catering o altre modalità) un cambiamento di sostanza su quel comportamento basico quotidiano dove la lotta per il clima si mescola a molte altre istanze decisive. Tutto questo con grande attenzione al packaging, che non dovrebbe contenere plastica.

Il tema dei rifiuti (carta, toner e quant'altro) è ovviamente da mettere in linea con le più avanzate politiche dei Comuni, nella direzione dei rifiuti zero.

Il verde dovrebbe essere diffuso, difendere dallo smog stradale esterno, qualificare gli spazi esterni ludici e di qualità, essere presente anche all'interno dell'edificio, per lo più da illuminarsi con luce naturale. Un modo per vivere meglio e segnalare quotidianamente, quasi sommessamente, che l'artificiale sta facendo un passo indietro, che gestiamo una retreat, consapevoli che la nostra amata Terra sta subendo per colpa di qualcuno un saccheggio devastante.

Le biblioteche dovrebbero contenere testi e percorsi didattici sulla sostenibilità e sui cambiamenti climatici ed ecologici. Per ultimo, ma senza che per questo non sia importante, sta agli insegnanti trovare il modo migliore didatticamente per inserire nei temi trattati a lezione le questioni ambientali.

Tutto questo può avvenire in modo strutturato, con un piano d'azione d'istituto o più ampio. Ma può anche avvenire in modo più "drammatico" attraverso l'azione diretta durante una giornata di sciopero o di occupazione dell'istituto, in modo da sottolineare le responsabilità di chi avrebbe dovuto agire da anni e si è nascosto dietro a scuse (non ci sono i soldi, non tutti sono d'accordo...) che oggi non reggono più (le soluzioni climatiche permettono di risparmiare, l'Accordo di Parigi è legge dello Stato e ha fatto l'unanimità tra le nazioni, ecc).

Questo naturalmente non deve alienare simpatie o sostegno e quindi deve essere fatto in forme non-violente e pienamente legali.

 
       
 

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